Gli importanti progressi registrati dalla ricerca negli ultimi decenni nella lotta al cancro, possono essere ricondotti ai continui passi in avanti nella prevenzione, diagnosi e terapia dei tumori, che include a pieno titolo la chemioterapia, ancora oggi arma fondamentale nella lotta ai tumori.
La chemioterapia è uno dei pilastri della lotta contro il cancro, e consiste nell’uccidere le cellule tumorali per mezzo di farmaci. Siccome la caratteristica più importante delle cellule cancerose è che si moltiplicano in fretta, troppo in fretta, i farmaci usati in chemioterapia si occupano di solito di sabotare la riproduzione cellulare per uccidere le cellule tumorali. Per farlo, però, interferiscono con la salute e il benessere del DNA.
Come interferisce con il DNA
Gli antimetaboliti, ad esempio, sono imitazioni quasi perfette delle basi, i mattoni con cui viene assemblato il DNA. Ma immessi in catena di montaggio, gli antimetaboliti rivelano la loro pessima qualità, inceppando i macchinari necessari alla fabbricazione del DNA e portando di fatto all’abbandono di ogni proposito di riproduzione e alla morte delle cellule tumorali.
Gli agenti alchilanti invece si attaccano al DNA, introducendo delle mutazioni. La cellula cerca di staccare i suoi filamenti dal DNA, ma con pessimi risultati: i filamenti si strappano, e il DNA perde pezzi.
La chemioterapia e le cellule
Nell’organismo non sono solo le cellule tumorali ad aver voglia di moltiplicarsi, ma anche le normali cellule del nostro corpo.
Usare un chemioterapico per combattere un tumore, è più o meno come gettare una pioggia di diserbante su una foresta infestata da una pianta parassita che la sta soffocando.
Se tutto va bene, la pianta infestante (il cancro) sarà eliminata. Ma il trattamento non farà tanto bene neanche al resto del bosco: l’erba e i cespugli (le cellule a ricambio rapido) si seccheranno, mentre gli alberi (le cellule a crescita lenta o a riposo), pur perdendo qualche foglia, resteranno più o meno in salute.
Cosa succede al nostro corpo
Così le cellule dei bulbi piliferi, di stomaco e intestino, del sangue, che si riproducono piuttosto rapidamente, patiscono parecchio la chemioterapia. Le loro sofferenze sono alla base degli effetti collaterali più comuni del trattamento: vomito, nausea, diarrea, perdita dei capelli, stanchezza (causata dalla diminuzione di globuli rossi nel sangue) e infezioni (dovute alla moria delle cellule del sistema immunitario, i globuli bianchi).
La chemioterapia funziona
Tuttavia, qualche tempo dopo la pioggia di diserbante che ha salvato la foresta (danneggiandola), anche i cespugli secchi – le cui radici sono rimaste intatte – rinverdiscono e ricominciano a crescere.
Allo stesso modo le radici dei peli, indebolite dalla chemioterapia, riprendono vita e fanno spuntare nuovi capelli; e anche le cellule del sangue e dell’intestino ricominciano a crescere e ripopolano i rispettivi territori, riprendendo il lavoro da dove l’avevano lasciato.
Fonte: Airc