Per combattere questa preoccupante deriva può essere utile ripensare a due elementi che sono alla base del lavoro scientifico: il dubbio e l’errore. Dietro ai prodotti di professionisti e dilettanti della bufala ci sono infatti alcuni aspetti comuni: iper-semplificazione, illusione e “buon senso”. Innanzitutto l’iper-semplificazione della narrazione di vicende e problemi e l’illusione, creata ad arte, che la rete possa renderci competenti con pochi click e like e quindi il favorire una cultura “usa e getta”, dove la fatica dell’apprendimento viene vista come ostacolo o perdita di tempo e l’autorevolezza dei fatti e dei maestri troppo spesso sostituita dal “l’ho letto su internet”. Il metodo scientifico invece si basa sull’utilizzo di un metodo sperimentale, modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà che deve essere oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Esso consiste, da una parte, nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi e teorie da vagliare; dall’altra, nell’analisi rigorosa, logico-razionale e, dove possibile, matematica di questi dati.