Tumore al pancreas, il killer silenzioso

Un tumore subdolo

Rappresenta la quarta causa di morte per tumore e fra 10-15 anni, stimano gli esperti, diventerà la seconda. Parliamo del cancro al pancreas, definito spesso un “killer silenzioso”, un po’ perché i suoi sintomi sono molto subdoli, un po’ perché non si sa molto né della patologia né dell’organo che colpisce.

I soggetti più a rischio

Fumo, dieta ricca di grassi, diabete e predisposizione familiare possono aumentare il rischio di insorgenza della malattia, ma per ora l’unica categoria a rischio su cui si può intervenire con la diagnosi precoce sono i soggetti che hanno familiarità. Cioè hanno almeno due familiari di primo-secondo grado che si sono ammalati di carcinoma. «Sono poco meno del 10% del totale dei tumori del pancreas – spiega Alessandro Zerbi, responsabile Chirurgia del Pancreas Humanitas e docente Humanitas Universityquesto sotto gruppo è l’unico in cui si può fare diagnosi precoce. Chi sa di avere familiarità dovrebbe fare esami del sangue ed esami radiologici periodici. Oggi è attivo uno studio dell’Associazione italiana per lo studio del pancreas, a cui aderiscono i principali centri italiani che si occupano della patologia: i soggetti a rischio possono essere inseriti in questo studio ed essere monitorati con una risonanza magnetica annuale per individuare precocemente eventuali anomalie. Poi, se necessario, si fanno altri esami di approfondimento. Il monitoraggio così organizzato per ora è attivo solo nell’ambito dello studio, non è ancora standardizzato su tutta la popolazione a rischio».

Il restante 90% dei casi di tumore al pancreas, invece, è dovuto agli stili di vita scorretti, ma non ci sono fattori di rischio specifici e diversi dagli altri tumori. Questo non permette di individuare altri gruppi di popolazione a rischio su cui intervenire. «Nella popolazione generale non è facile fare diagnosi precoce e si cerca quindi di sensibilizzare sulla prevenzione primaria, quindi attenzione allo stile di vita e ai sintomi precoci che sono spesso un po’ subdoli» continua l’esperto. «Se riconosciuti in tempo possono permettere una diagnosi precoce, ma spesso nelle fasi iniziali il tumore al pancreas è asintomatico, e quando si “sente” significa che il tumore probabilmente è già cresciuto».

Alla ricerca di marcatori

Il tumore al pancreas è piuttosto aggressivo e a crescente incidenza: sono oltre 1.200 le nuove diagnosi ogni giorno nel mondo. Ma la ricerca sta andando avanti e, piano piano, ottenendo buoni risultati con l’identificazione di nuovi biomarcatori, per consentire una diagnosi sempre più precoce, e lo studio del rapporto tra tumore e sistema immunitario. «Si sta lavorando per identificare marcatori tumorali, cioè sostanze da dosare nel sangue che possono essere presenti anche quando la neoplasia iniziale è molto piccola. Ed essendo semplice fare un esame del sangue, nel momento in cui avremo individuato dei marcatori con queste caratteristiche lo screening sarà applicabile a fasce più ampie delle popolazione» spiega Zerbi.

Farmaci più specifici

Poi c’è una ricerca rivolta alla terapia, cioè a identificare cure da integrare alla chirurgia. «L’associazione tra chirurgia e terapie mediche, come chemioterapia o radioterapia, può cambiare la storia naturale di questo tumore. Da un lato sono al vaglio farmaci chemioterapici che possano essere più efficaci, perché – come sta accadendo per altri tumori – si stanno individuando diversi sottotipi di tumore al pancreas. Dall’altro lato, ci sono i farmaci biologici, ma la ricerca sul tumore al pancreas è più indietro rispetto a quella di altri tumori, come colon e polmone. I pochi che sono stati testati sono risultati efficaci in piccolissime percentuali di pazienti».

Immunoterapia

Infine, l’ultimo grande capitolo della ricerca scientifica riguardo le terapie riguarda l’immunoterapia. Anche in questo caso, però, i pazienti con tumore al pancreas sono più sfortunati, perché la relazione tra la patologia e il sistema immunitario è molto complessa. «Le cellule del tumore al pancreas – spiega Zerbi – sono completamente immerse in un tessuto che si chiama stroma, molto denso, che fa da barriera tra vasi sanguigni, vasi linfatici e cellule tumorali. Questa struttura rende difficile l’interazione tra cellule tumorali pancreatiche, sistema immunitario e arrivo dei farmaci chemioterapici al tumore».

Fonte: ok-salute.it