Come diventare ricercatore scientifico

Intraprendere la carriera di ricercatore scientifico è un percorso importante e che richiede molta dedizione. È una scelta che comporta anni di studio e di intensi sacrifici, ma alla fine, sposando in pieno la passione e le meraviglie di questa professione, le gratificazioni e il successo arrivano. Accanto alla qualifica di ricercatore scientifico c’è, però, ancora molta confusione e disinformazione.

I requisiti di un buon ricercatore scientifico

Innanzitutto la curiosità: essere curiosi e ricercare in ogni cosa delle risposte significa essere sulla strada giusta per diventare un ricercatore scientifico. Poi massimo impegno: il lavoro di ricercatore è colmo di responsabilità nei confronti del laboratorio che vi affida la ricerca, delle persone che in futuro potreste essere in grado di aiutare grazie alle vostre scoperte, nei confronti, soprattutto, di voi stessi e della necessità di non deludere tutti i sacrifici fatti fino a quel momento. Ancora, un buon ricercatore scientifico deve avere un’ottima capacità di analisi dei dati, bisogna avere occhi aperti su tutto e attenzione ai dettagli, anche a quelli che possono sembrare insignificanti. Importante è, inoltre, realizzare un aggiornamento costante della materia e dei metodi di studio, così come mantenere una certa etica professionale nei confronti dei collaboratori e della professione.

L’iter per diventare un ricercatore scientifico nelle università

Dopo la scuola secondaria sarà necessario conseguire una laurea accademica: è indispensabile la laurea in facoltà scientifiche, come medicina, biologia, chimica, farmacia o biotecnologie. Dopo la laurea si può continuare la carriera di ricercatore universitario presso un dipartimento di ricerca. Spesso, però, è fondamentale ottenere una specializzazione post laurea per potersi candidare come ricercatore scientifico. Ci sono molti ambiti in cui specializzarsi, come l’informazione scientifica, la farmacovigilanza, l’area legale, le risorse umane, l’area marketing.

Dalla laurea al dottorato

Al conseguimento della laurea, comunque, e conseguentemente all’ingresso in un laboratorio di ricerca universitario, il neolaureato diventa dottorando in seguito al superamento di una prova scritta ed orale. La scelta del dottorando è correlata al tipo di ricerca che si vuole portare avanti e all’impostazione didattica dell’università presso cui si è iscritti. Il dottorando inizia a fare ricerca vera e propria sotto l’occhio vigile di un dottorando più vecchio o anche “postdoc”. Scopo del dottorando è realizzare dei lavori di ricerca da poter pubblicare su riviste specializzate e iniziare ad ottenere credito nel settore. Una volta conquistato il titolo di dottorato in tre anni di studio, dopo numerose pubblicazioni e una tesi di dottorato, inizia la trafila del postdottorato, per costruirsi un curriculum valido e prestigioso lavorando in laboratori pubblici e privati.

Il postdoc e i progetti di ricerca

L’ingresso ai laboratori pubblici avviene solitamente tramite concorso, con il conseguimento della qualifica di ricercatore a tempo determinato o ricercatore a tempo indeterminato. Per i laboratori privati, invece, l’ingresso è definito da capacità, talento e da una buona dose di marketing personale. Saper uscire dalla massa dei ricercatori, può significare entrare a far parte di un laboratorio di ricerca importante o riuscire a ottenere dei fondi personali per un progetto di ricerca ambizioso. Dopo il dottorato, che è solitamente pagato dalle università, il postdoc, infatti, significa indipendenza accademica ed economica. Dal postdoc in poi, infatti, a parte le borse di studio e gli assegni di ricerca, previsti per il ricercatore a tempo determinato, è l’opera di funding a poter determinare il proseguimento di un progetto di ricerca e, così come è ovvio, migliori saranno i risultati ottenuti, maggiori saranno le opportunità di proseguire con la sperimentazione. Un caso a sè, invece, è il ricercatore a tempo indeterminato, il cui contratto lo lega per tempi indefiniti ad un laboratorio pubblico o universitario e per il quale la legge esclude qualsiasi incarico di insegnamento didattico.

Fonte: laricercascientifica.it