Investimenti nella ricerca scientifica

Sostenibilità, sicurezza e ricerca sono state le tre parole chiave del Libro Bianco “La ricerca scientifica per una società sostenibile e sicura” del Gruppo 2003 per la ricerca. Il libro è stato presentato a Roma all’Accademia dei Lincei e ha mostrato le criticità e le sfide per migliorare l’impatto della ricerca sulla sicurezza e sostenibilità della società.

Gli interventi degli esperti del gruppo hanno sottolineato come, nonostante l’apporto della ricerca sia decisivo per lo sviluppo sostenibile del paese, a seguito della crisi del 2008 si è assistito a un calo progressivo degli stanziamenti pubblici in ricerca (in termini reali circa il 20% tra il 2008 e il 2016).

Le nuove sfide internazionali

Il paese registra un’intensità di spesa in R&S, 1,34% del Pil nel 2017, inferiore agli obiettivi di Europa2020, 1,53% del Pil, e assai inferiore rispetto alle altre grandi economie europee quali Francia, Germania e Regno Unito.

Le nuove sfide internazionali per i temi affrontati richiedono un contributo decisivo della ricerca e della sua governance per gestirne la complessità. Settori in crescita quali la medicina individuale ricorrono a una combinazione multidisciplinare in cui si combinano, salute digitale, di precisione e big data. La governance sanitaria attuale, la capacità sistemica delle istituzioni di ricerca critica e anche la dimensione europea diventano ulteriori fattori critici con il rischio di perdere la rincorsa a paesi assai più avanzati come gli Stati Uniti o la Cina che da sola spende più dell’intera Unione Europea in R&S.

Le complessità della società del futuro

La scarsità di risorse pubbliche per la ricerca è un’ulteriore nodo critico per le complessità della società del futuro in termini di salute, ambiente e alimentazione. In chiusura del convegno, Il viceministro Fioramonti ha voluto sottolineare la necessità di immettere in tempi rapidi almeno un miliardo di euro di spesa pubblica nel sistema della ricerca. Solo così la ricerca può ripartire senza ricorrere a soluzioni tampone quali il precariato che ha favorito un impoverimento del paese per la fuga sempre più corposa dei cervelli all’estero, fenomeno da non confondere con la mobilità temporanea utile per la qualità degli scienziati, come ricordato dagli esperti del Gruppo 2003.