Con il termine di “disturbo neurocognitivo”, si inquadra una condizione che si sostituisce in maniera più ampia alle tradizionali definizioni di demenza, offrendone contestualmente una definizione più aggiornata; di fatto inquadrare questa condizione rappresenta una delle sfide più complesse della medicina moderna, una di quelle che sarà importante affrontare nella maniera corretta.
Tutto questo perché, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e all’aumento dell’aspettativa di vita, si è notata una maggiore diffusione delle patologie collegate al deterioramente delle funzioni cognitive, con particolare impatto di quelle che compromettono memoria, attenzione, linguaggio e orientamento.
Diagnosi come la malattia di Alzheimer, la demenza vascolare o la demenza a corpi di Lewy rientrano all’interno del grande contenitore del DNC e nonostante specificità di vario tipo, sono tutte accomunate da un elemento: l’urgenza della diagnosi precoce.
Ad oggi uno degli obbiettivi prioritari nel trattamento di queste condizioni è l’identificazione della fase iniziale del disturbo neurocognitivo, permettendo ai professionisti dl caso di garantire un migliore esito clinico attraverso interventi tempestivi e mirati. Al momento sono diversi gli studi (eccone uno) che hanno dimostrato quanto una diagnosi precoce possa aiutare, rallentando la progressione del deterioramento, migliorando la qualità della vita del paziente e dando un ulteriore mano alla figura del caregiver.
La diagnosi precoce è importante anche perché alcuni trattamenti “disease-modifying” sono più efficaci se somministrati durante il corso delle prime fasi della malattia, senza contare che la precocità nella diagnosi permette di pianificare anche interventi riabilitativi e psicosociali non farmacologici, anche questi in grado di avere impatto positivo nel mantenimento delle autonomie residue.
Affinché la diagnosi precoce risulti realmente efficace è davvero importante che l’approccio al paziente sia integrato tra medicina generale, medicina specialistica e servizi territoriali.
I professionisti di medicina generale infatti rivestono un ruolo chiave nel riconoscere i primi segnali del disturbo attraverso strumenti di screening cognitivo come il test GPCog o il test per la scala MMSE (Mini Mental State Examination), così da indirizzare secondo necessità i pazienti ai centri per i disturbi cognitivi e le demenze.
Chiaramente questo non è tutto: la valutazione accurata di un paziente affetto da un sospetto DNC richiede anche l’intervento degli specialisti, nelle figure di neurologi, neuropsicologi, geriatri, e assistenti sociali.
Grazie a un modello multidisciplinare diventa effettivamente possibile garantire un inquadramento diagnostico corretto, proponendo poi un trattamento personalizzato in grado di avere un effetto migliore sul paziente!
Tra gli strumenti che più stanno diventando importanti in questo contesto non possono che fare capolino le tecniche avanzate di neuroimaging, capaci di ‘rivoluzionare la diagnosi differenziale dei DNC. Strumenti come la risonanza magnetica funzionale, la PET e la SPECT permettono, ad oggi, di osservare il cervello mentre questo è attivo, identificando con maggiore precisione le aree coinvolte nel processo degenerativo.
Al fine di affrontare questi temi con il rigore scientifico che meritano, offrendo contestualmente un’opportunità di aggiornamento professionale, il 10 maggio 2025 dalle ore 09:00 alle 13:30, presso l’Aula Magna ASL Napoli 2 Nord, in Via Padre Mario Vergara – Frattamaggiore, si terrà il convegno dal titolo:
“L’importanza della diagnosi precoce del DNC “Disturbo Neurocognitivo nell’ambito delle cure primarie per un approccio globale di tipo multidisciplinare ed un trattamento farmacologico tempestivo ed appropriato”
L’incontro vedrà come responsabili Scientifici il Prof. G. Tedeschi e il Dr. A. Capasso, in maniera similare a quanto già accaduto per l’evento omonimo tenutosi il 15 Marzo 2025 presso la sede di emicenter di Casavatore, in via Taverna Rossa 169.
Tra i temi affrontati:
La giornata si concluderà con una tavola rotonda e un test di valutazione ECM, a sottolineare l’importanza della formazione continua per gli operatori coinvolti nella presa in carico delle demenze.
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